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Una nuova classe dirigente

La situazione che stiamo vivendo in Italia e nel mondo, per effetto della pandemia del Covid-19, sta mettendo in luce in maniera sempre più marcata l’esigenza di dotarci di una nuova classe dirigente all’altezza dei compiti che la contemporaneità ci impone. La globalizzazione ci mostra ogni giorno di più quanto sia complicato prevedere o curare le situazioni di crisi repentine e violente di ogni genere. La competizione globale e i rischi di una dura recessione alla quale andremo incontro, ci chiedono tempestività nell’azione e nelle risposte appropriate da dare ai fenomeni sia economici che sociali.

E’ evidente che per affrontare adeguatamente la situazione sociale occorre partire dalla gestione della crisi economica. Tuttavia, l’esperienza ci ha insegnato che le ricette economiche, affinché siano efficaci e socialmente accettate, hanno bisogno di essere tarate sul “Modello Sociale” che si intende costruire. Risolvere la crisi vuol dire far ripartire lo sviluppo economico, ridare alle imprese gli strumenti e il contesto per riavviare poderosi piani di investimenti, soprattutto nel campo dell’innovazione. Dobbiamo decidere però su quali settori deve puntare l’Italia. Di ricette e proposte ce ne sono a iosa, spesso con lunghi elenchi di cose da fare. Solitamente sono le stesse che, con qualche ritocco, girano da anni sui tavoli delle Istituzioni. Per questa ragione credo che sia utile focalizzare le energie su un aspetto fondamentale: recuperare l’identità e la forza del nostro Paese. Occorre individuare solo pochi settori, nei quali siamo forti come paese e sono immediatamente riconducibili al “Made in Italy”, nei quali l’immagine dell’Italia è forte e gode di grande reputazione e, sui questi, puntare per caratterizzarci sempre di più a livello internazionale.

Per fare ciò occorre avere una classe dirigente all’altezza delle sfide. Nel settore industriale e dei servizi, abbiamo un management certamente di ottimo livello. Occorre che lo stesso livello sia garantito dentro i palazzi del potere politico. 

Dobbiamo utilizzare e sviluppare sempre di più tutte le possibilità che ci vengono offerte dalla tecnologia e dall’intelligenza artificiale che sta facendo passi da gigante. L’importante è comunque non perdere mai di vista che la centralità deve restare sempre l’uomo e la terra che viviamo, che dobbiamo difendere e preservare dal continuo inquinamento e dallo squilibrio che è stato causato dalle forme di sviluppo selvaggio. L’ambiente resta il bene principale che abbiamo visto che viviamo in esso e da esso dipendiamo.

Come diceva Karl Raimund Popper nel un suo celebre libro del 1994, dal titolo “Tutta la vita è risolvere problemi”… ”Il futuro è decisamente aperto. Esso dipende da noi; da tutti noi. Dipende da quello che noi e molte altre persone facciamo e faremo: oggi, domani e dopodomani. E quello che facciamo e faremo dipende a sua volta dai nostri desideri, dalle nostre speranze, dalle nostre paure! Dipende da come vediamo il mondo; e da come valutiamo le possibilità largamente disponibili del futuro… Invece di posare a profeti, dobbiamo diventare i creatori del nostro destino. E imparare a fare le cose nel miglior modo che ci è possibile e ad andare alla ricerca dei nostri errori. Ma questo significa che dobbiamo cambiare noi stessi.”

Giuseppe Filippi