Dal momento in cui si comincia ad accostarsi allo studio della musica, a suonare, la sfida contempla infinite possibilità: conoscenza, esercizio, perizia tecnica, esse non dipendono dall’imprevisto e possono funzionare solo se messe al servizio di un furore interpretativo imponderabile, che è insieme emotivo e intellettuale. Emotivo perché si accetta la sfida di buttarsi a corpo morto nel dar vita a una musica che si crede posseduta, conosciuta, ma che diventa nuova, quasi sconosciuta non appena si posano le dita sulla tastiera, non appena si muove in aria la bacchetta; e intellettuale perché il buttarsi nell’abisso non è un impulso imprevisto, ignoto, ma l’esito della volontà, del calcolo di chi quell’abisso lo ha provato infinite volte e, dunque, lo conosce, sa controllare il vortice della caduta. Feroci opposizioni dividono, da sempre, chi sostiene il primato della ragione e chi quello dell’istinto, dell’emozione, come se fossero campi contrapposti e non il ventaglio della complessa psicologia della ricezione estetica. Annarita Cerrone (nella foto) proviene da un mondo che concilia queste due modalità ed è fatto di competenza autentica, professionalità, sacrificio,sensibilità, dedizione, passione profonda. Docente di musica presso il Comprensivo “Evan Gorga” di Broccostella (nella foto in alto la sede), ha dedicato la sua vita allo studio e all’insegnamento affiancando a quest’ultima anche un’attività concertistica di prim’ordine.
Ascoltandola parlare, tornano alla mente le parole di Schoenberg, per cui “il musicista non deve mostrarsi come un individuo infallibile che sa tutto e non sbaglia mai, ma come l’instancabile che è sempre alla ricerca”.
“Il nostro – dice Annarita Cerrone – è un mestiere che si svolge nella continua ricerca di una verità interpretativa, di una irraggiungibile perfezione.”. Mozart un giorno disse che “la musica più profonda è quella che si nasconde tra le note”: tra una nota e la seguente vi è un mondo misterioso e vasto, per cui una nota si lega all’altra in infinite possibilità interpretative. Il mistero è lì, in quel piccolo spazio che racchiude l’universo”. Siamo in un’epoca in cui la dimensione estetica perde rilievo e viene considerata qualcosa di secondario, opzionale. Sembra che non sia più chiaro che cosa c’è per l’uomo dietro al rapporto con la bellezza. L’Italia stessa, che ha avuto un ruolo senza eguali nella storia della musica, pare aver perduto la coscienza del valore della sua stessa tradizione. “Siamo un paese – aggiunge la professoressa Cerrone – che ha un passato di immensa cultura, ma stiamo ormai scivolando verso un imbarbarimento in cui la parola ‘bellezza’ ha perso spessore, si è svuotata del suo significato, è stata ridotta a ornamento. Dobbiamo invece tornare alla bellezza con la ‘B’ maiuscola, che è un aspetto decisivo nella vita dell’uomo.
Tra qualche tempo la Professoressa Cerrone andrà in pensione e non può nascondere l’amarezza che le deriva dall’aver constatato quanta presa sui giovani di oggi sembrano avere i gruppi musicali mediocri e i rappers e quanto poco vengano considerate le discipline musicali all’interno dell’offerta formativa scolastica, in confronto a quanto, invece, avviene nelle scuole europee. Più di qualche volta, infatti, le è capitato di partecipare a iniziative Erasmus e di verificare il grado di attenzione riservato all’educazione musicale negli istituti d’istruzione all’estero. Sin dalla scuola dell’infanzia, infatti, gli studenti delle nazioni europee sono avviati ad avere sensibilità e a conoscere gli strumenti musicali, a formarsi un gusto musicale, a differenza di quanto accade in Italia, dove questa materia occupa, nonostante la nostra millenaria tradizione, un posto poco stimato.
Questo è il motivo per cui la Prof.ssa Cerrone è rammaricata per il poco interesse che dimostrano i giovani per l’ascolto di brani e opere dei grandi della Storia della Musica ed è consapevole del fatto che ancora una volta l’istituzione scolastica perde l’occasione per rafforzare l’idea di una cultura non fatta di strati e di livelli, ma inclusiva e impostata sul dialogo tra le diversi discipline e i diversi linguaggi. La musica, infatti, abbraccia tutte le discipline. Abituata a stare a contatto con grandi musicisti come Sinopoli, Ughi, ecc. in una dimensione culturale alta, si augura che le nuove generazioni imparino a guardare alla bellezza e ad accostarsi al mondo della musica sin dai primi anni di scuola fino alla fine del loro percorso di studi. “Cantare amantis est. Cantare, fare musica, è proprio di colui che ama. – aggiunge la prof.ssa Annarita Cerrone – A tema c’è qualcosa che ha a che fare con l’amore, dove per amore intendiamo proprio l’amor che move il sole e l’altre stelle. Il canto è l’espressione più alta dell’uomo: il fatto che non si esegua più come prima la grande musica è, dunque, significativo”.
Dal dialogo con la Prof.ssa Annarita Cerrone pare che del tempo trascorso nulla sembra ferirla: intatta, e anzi sempre nuova, è la sua volontà di sfida, lo sguardo nell’abisso della vita e il coraggio di sostenerlo, come quando era ragazza, con entusiasmo, passione indomabile e amore per la Musica.
“E’ una valente musicista e una validissima collega” – ha dichiarato la Dirigente Scolastica Prof.ssa Anita Monti, – “dispiace pensare che una professionista di tale spessore come la Prof.ssa Cerrone, abituata a lavorare con grandi musicisti, possa lasciare la nostra scuola, ci auguriamo che il suo lavoro decennale, svolto con passione, resti d’insegnamento per i giovani studenti del nostro Istituto.”.
Paola Di Scanno