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E SE IL NOME DI SORA PROVENISSE DAL SUGHERO?

Il sughero alla base del nome di Sora? È questa l’ipotesi avanzata da Franco Zunino, segretario generale di Wilderness Italia, dopo aver accertato che nel nostro territorio sono presenti alcuni esemplari di ‘Quercia da sughero’: il termine ‘sughero’, in dialetto sorano, si trasforma in ‘sure’, oppure in ‘sura’ se si parla di sugherata. Qui di seguito riportiamo la nota di Wilderness Italia, che pone attenzione su questo nuovo, affascinante, aspetto della nostra storia millenaria.

“Mediante un sopralluogo congiunto ad un settore dell’Area Wilderness Monti Ernici Orientali, effettuato da parte dell’ex Presidente nazionale dell’AIW Germano Tomei, del Segretario Generale e del Socio Domenico Morelli di Casalvieri, è stato possibile accertare con sicurezza che la presenza di esemplari di Quercia da sughero (Quercus suber) segnalati circa un anno fa da detto Socio in una zona prospiciente la città di Sora era attendibile.

Si tratta di una scoperta di grande importanza scientifica ma anche storica, in quanto la presenza della Sughera in Provincia di Frosinone per quanto noto non è mai stata segnalata (mentre è presente, con un notevole biotopo, in Provincia di Latina).

Tale presenza, testimonierebbe anche come una delle ipotesi storiche in merito alle origini del nome “Sora” – che alcuni farebbero risalire al dialettale “I Sure”, per “sughero” o anche per “tappo di sughero”, ma anche “Sura” per “sughereta” (a Sora esiste anche un quartiere denominato “S. Giuliano Sura”) – abbia una logica e concreta motivazione, in quanto sarebbe ipotizzabile l’antichissima presenza di una sughereta che, ai suoi tempi, doveva avere un indubbio valore economico, tale da spiegare l’abbinamento della denominazione al nucleo abitato di Sora nei cui pressi essa prosperava.

Detta sughereta è stata evidentemente poi sostituita da oliveti, e successivamente ancora dalla lecceta che ha poi preso il sopravvento, tutto ciò, probabilmente, favorito dall’estirpazione delle sughere per far posto agli olivi, e da ripetuti incendi, che ancora oggi stanno danneggiando le poche piante presenti. Durante il sopralluogo è stato possibile rinvenire diverse piante di Sughera, alcune delle quali morte a causa degli incendi che negli ultimi anni hanno percorso la zona, ed altre ancora vegete. In particolare ne sono state rinvenute alcune di dimensioni anche notevoli (30/40 cm di diametro a petto d’uomo) ed altezze di circa 8/10 metri, con la caratteristica corteccia “erosa” dal fuoco alla base dei tronchi.

E’ probabile che nella zona siano presenti numerose altre piante, cosa che si potrà verificare in futuro. Intanto, durante lo stesso sopralluogo, nella zona del soprastante l’altopiano di Sant’Angelo o “Sant’Agnera” (Agnera uguale ad Agnello, come dicono i locali, quindi “Agnello Santo” e non già “Angelo”), è stato possibile rinvenire anche una pianta d’alto fusto di Quercia crenata (Quercus crenata); segnalazione anch’essa importante, essendo una delle poche presenze di questa specie in questa zona della Provincia di Frosinone, e le prime dei Monti Ernici.

A parte il rischio di ulteriori incendi che possano interessare la zona, l’AIW cercherà ora di risalire ai proprietari dei suoli al fine di ottenere un impegno di salvaguardia di questo importante biotopo di sughereta residua.