Non sempre ai colleghi della Polizia Stradale, Specialità della Polizia di Stato, vengono riconosciuti i
meriti dovuti; nonostante la cronica carenza di personale, con grande spirito di sacrificio, questi umili
servitori dello Stato continuano, senza se e senza ma, a salvaguardare la tutela del cittadino, ponendo
come priorità assoluta un’attività di prevenzione, al fine di evitare i numerosi incidenti stradali,
troppo spesso fatali per le persone coinvolte. Anzi, a volte accade addirittura esattamente l’opposto.
Con questa pemessa si apre la nota dell’Usip Polizia in cui si aggiunge:
Per esempio un paio di cittadini “distratti”, tanto per usare un eufemismo, probabilmente multati
dalla Polizia Stradale, hanno colto l’occasione per esternare il proprio astio attraverso una Chat di
WhatsApp, che ospita anche diversi colleghi appartenenti alle Forze dell’Ordine e dove si risale con
facilità alla identità di chi scrive. In particolare, alle ore 18 circa di oggi (ieri, ndr), una persona chiede:
confermate la morte di (omissis)..….?..…. il poliziotto! Qualche minuto più tardi un tizio risponde:
Magari! Segue un mini dibattito durante il quale un terzo soggetto scrive: …..quello che tu dici sulle
persone che indossano una divisa non fa una piega, ma per alcune persone “e già sai di chi parlo” io
mi auguro per lui e tutta la sua famiglia le peggiori disgrazie …omissis.
Il sindacato fa quindi sapere che:
Di tali frasi diffamatorie, e i vari commenti pubblicati da altre persone in risposta al post di cui sopra,
questa Organizzazione Sindacale di Polizia, provvederà immediatamente a relazionare chi di dovere,
specificando quanto accaduto e allegando le varie dichiarazioni visualizzate nella chat. Non appena
l’Autorità Giudiziaria riterrà di procedere ai sensi di legge nei confronti dei protagonisti della
vicenda, provvederemo a dare mandato al nostro legale costituendoci parte civile a tutela dei nostri
associati della Polizia Stradale di Sora.
Lo stesso segretario provinciale Usip Polizia Norberto Scala commenta: Non è la prima volta che appartenenti alle forze dell’ordine sono fatti oggetto di minacce, ingiurie e simili nefandezze, fino ad arrivare alle aggressioni. Mi appello direttamente al nostro Ministro dell’Interno, Dr. Matteo Piantedosi, affinché si faccia portavoce di significative iniziative volte alla tutela di chi ogni giorno, rischia la vita; oltre ad essere insultato e, in particolari circostanze, persino malmenato. Eppure, nonostante le evidenti situazioni di pericolo, continua ad assicurare la presenza sul territorio, garantendo sicurezza ai cittadini onesti che, pagando le tasse, hanno il sacrosanto diritto di essere tutelati. A tale proposito a coloro che, con estrema leggerezza, denigrano le forze dell’ordine, vorrei ricordare che la Polizia Stradale, non è sulla strada a raccattare soldi: ogni giorno, proprio quell’operatore oggetto di insulti, inizia il servizio partendo dal controllo dei pullman adibiti a gite scolastiche. Bambini, ragazzi e accompagnatori, diretti verso zone di culto e di cultura, sono esposti ai subdoli rischi legati all’inefficienza dei mezzi di trasporto, causa purtroppo, così come riferito dalla cronaca, di gravissimi e luttuosi incidenti stradali. Inoltre vorrei far notare loro che, invece di farsi condizionare dalla rabbia del momento, avrebbero motivo di ringraziare le forze dell’ordine: una multa può essere un deterrente per indurre a non ripetere la stessa infrazione, evitando così situazioni di pericolo per loro e per altri ignari cittadini. Un’altra considerazione mi spinge a rivolgermi direttamente a quelle persone che hanno commentato le frasi ingiuriose di questi pseudo eroi: probabilmente, proprio quei poliziotti che fate oggetto di facile scherno, hanno permesso ai vostri figli di tornare a casa e riabbracciarvi. Magari con la patente ritirata; a volte a piedi perché il veicolo che conducevano era stato fermato per il tasso alcolemico superiore al consentito e che non erano dunque in condizione di proseguire la guida; è proprio grazie a questi controlli che sono tornati a casa.