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Plastica e Bioplastica: dove la butto?

Tra tutti i polimeri la Plastica è l’invenzione che ha rivoluzionato il ‘900.

Le plastiche sono nate allo scopo di sostituire costosissimi materiali naturali come avorio, vetro e ceramica, e che, oltre ad essere poco costose, fossero di facile reperibilità, versatili e assicurassero una più semplice lavorazione. La loro storia inizia nella seconda metà del XIX° secolo, quando l’inglese Alexander Parkes brevetta il primo materiale plastico semisintetico, la parkesina, come sostituto della gomma, ma senza ottenere il successo sperato. Maggiore riscontro ebbero invece, nel 1870, i fratelli americani Hyatt che brevettarono la formula della celluloide per sostituire l’avorio nella produzione delle palle da biliardo. Nel 1907 il chimico belga-americano Leo Baekeland creò la bachelite, la prima vera plastica sintetica che ebbe una produzione di massa: pensate che anche i primi dischi a 78 giri erano realizzati con questo materiale.

È a partire dagli anni ‘30 del secolo scorso, e soprattutto con la Seconda guerra mondiale, che la plastica decretò il suo trionfo con la nascita di una vera propria industria le cui fondamenta poggiavano sulla sua materia prima: il petrolio. Per farla breve, secondo i dati raccolti ed analizzati dal sito Our World in Data, sito di pubblicazione scientifica, dal 1950 ad oggi sono state prodotte circa 8.300 milioni di tonnellate di plastica; 5.800 milioni di queste non sono più in uso, ma solo il 9% è stato riciclato, mentre il restante 91% è stato bruciato o disperso nell’ambiente.

https://economiacircolare.com/cosa-plastica-riciclo-bioplastiche/

Oggi si fa impellente il bisogno di riciclo e creazione di bioplastiche; ecco a voi l’elenco dettagliato delle sigle per fare una differenziata intelligente, dicendo anzitutto che nel nostro paese la sigla più diffusa della plastica è PET:

A seconda del campo di applicazione, le materie termoplastiche vengono suddivise in:

  • materie plastiche di serie, come polietilene (PE), polistirene (PS), policloruro di vinile duro o tenero (PVC-H, PVC-W), polipropilene (PP), policarbonato (PC)
  • materiali tecnoplastici come poliammide (PA) e poliossimetilene (POM)

tutte queste materie vanno assolutamente differenziate nella plastica per questo è indispensabile leggere sempre le etichette per non confondersi con con altri materiali simili, come la bioplastica.

Con il termine bioplastiche si indicano quei materiali e quei manufatti, siano essi da fonti rinnovabili che di origine fossile, che hanno la caratteristica di essere biodegradabili e compostabili. Un esempio è il PLA, acido polilattico, derivato dall’acido lattico prodotto dalla fermentazione del latte con il quale possono essere realizzate, tra l’altro, anche le stoviglie monouso. Da menzionare anche il mais, la canna da zucche come materie prime per la realizzazione di bioplastiche.

Questo materiale biodegradabile impiega mesi per per biodegradato ed ha bisogno di particolari ambienti acidi (si parla infatti di riciclo industriale), in tal caso non deve essere buttato nella plastica bensì nell’umido.

Alessandro Rea

Credits: https://economiacircolare.com/cosa-plastica-riciclo-bioplastiche/

https://blog.hoffmann-italia.it/materie-plastiche/#:~:text=A%20seconda%20del%20campo%20di,PA)%20e%20poliossimetilene%20(POM)

https://tonello-energie.com/bioplastica-vantaggi-svantaggi/