Terzo aggiornamento, settimo giorno.
Dopo una settimana di viaggio, ho percorso 690 chilometri con un dislivello positivo di 8380 metri.
Lasciata Kazarman mi sono diretto verso Zalalabad, distante circa 160 chilometri in direzione Sud-Ovest. Ben presto, abbandonata la strada asfaltata, è iniziata una pista sterrata molto impegnativa, con pendenze (max 12%) e fondo sterrato al limite. Tant’è che diverse volte sono sceso dalla bici per spingerla a mano. Attraversato l’ultimo villaggio, molti i bambini che mi sono venuti incontro e qualcuno di loro mi ha accompagnato su una bici sgangherata almeno per un chilometro. Mi ha lasciato capire che la salita verso il valico sarebbe stata molto dura e sempre su uno sterrato. Aveva ragione!! Oltre alla salita, come se non bastasse, ci si è messo anche un fresco vento al contrario. Il panorama mano mano si apriva, lo spettacolo imparagonabile lungo i tornanti, diverse le frane che hanno ristretto la carreggiata. Questa “strada” è l’unica che collega questi due importanti paesi; altrimenti si deve fare un giro assurdo e tanti tanti chilometri in più.
Si stava facendo tardi ed ero stanco dopo un dislivello di 1600 metri, mi trovavo a 2550 metri di altitudine. Ho iniziato ad individuare un posto per il campo; ad un tratto mentre perlustravo il terreno, dal nulla escono due ragazzini e una ragazzina. Cercano di dirmi qualcosa mentre inizio a scaricare la bici. Capisco che vogliono portarmi verso la loro tenda per ospitarmi. Li seguo, esce la loro mamma mentre è di rientro anche il papà. La stretta di mano è oramai un classico, mi preparano un giaciglio all’interno di una tendina. Nel frattempo si alza un vento terribile e la temperatura scende di colpo. Loro (tutta la famiglia) sono ancora fuori a mungere le mucche. Sono stanco, mi organizzo la cena, faccio capire loro se vogliono dividere il cibo con me. Sorridono e tornano alle loro mansioni, fino alle 9 quaNdo stanco morto crollo a dormire. Alle 6 percepisco delle voci; la ragazzina e la mamma stanno già mungendo di nuovo le mucche. I due ragazzini e il papà se ne vanno verso la valle. Li saluto e mi preparo ma si sta avvicinando un temporale. La ragazzina da sola con 13 mucche le accompagna verso un alpeggio, io la seguo con la bici. Un attimo dopo scoppia il finimondo per circa 45 minuti. Fulmini, tanti fulmini, grandine, pioggia e vento. Sono costretto a fermarmi e a coprirmi con i capi in gore-tex; la sterrata è diventata un fiume. Lei invece continua a camminare con addosso indumenti di lana e tuta!! La guardo e mi vergogno tanto. Passata la tempesta, la raggiungo, la saluto, ricambia tutta bagnata fradicia con un sorriso incredibile. Che lezione di vita!!
Arrivo lassù alle 9.30, fino ai 3010 metri del valico, con l’immagine di quella ragazzina e quel sorriso nella mia testa. Poi giù con molta prudenza, per tante ore di discesa, coprendo solo una ventina di chilometri. Arrivo e mi fermo ad un market per acquistare qualcosa. Nemmeno il tempo di fermarmi e sono circondato da sei, sette bambini. Li invito ad aspettare perché voglio dar loro qualcosa, acquisto del cioccolato e li invito uno ad uno a prenderlo. Vedere quelle manine allungarsi e quegli occhi “parlare” mi regalano altre emozioni. Mentre vado via, mi rincorrono con le bici e a piedi per un bel pezzo di sterrata.
Mi trovo a Osh, a Sud del Kirghizistan, non molto lontano dal confine con il Tagikistan nella Fergana Valley, caratterizzata da sconfinati campi di grano; la più fertile e la più popolata della regione; aggiungo, anche la più ricca, da quello che ho visto arrivando a Osh. Si vede che in questa zona hanno un tenore di vita più alto rispetto ad altri luoghi attraversati.
di Giorgio Lucarelli