Lo sapevate che… la festa dei serpari, che si svolge ogni anni il 1° maggio in memoria di San Domenico, ha origini pagane. Una usanza risalente alla civiltà degli antichi Marsi, legata al culto pagano della dea Angizia, protettrice dai veleni, tra cui quello dei serpenti.
Anche ieri, il piccolo paesino abruzzese ha rivissuto, dopo due anni, la tradizione della festa dei serpari, ed è stato letteralmente invaso da migliaia di persone che accorrono anche dalle regioni vicine (in tanti dal sorano), per partecipare all’antico rito, che dal Medioevo, grazie alla presenza nel luogo di San Domenico Abate, ha assunto i connotati di una festa religiosa in cui si mescolano elementi sacri e profani. Secondo la tradizione locale infatti, il Santo, cavandosi un dente e donandolo alla popolazione, fece nascere una fede che travolse il culto pagano di Angizia. Alla dea infatti, ad inizio primavera, venivano offerte delle serpi in segno propiziatorio. Potrebbe essere questo l’anello di congiunzione tra le tradizioni, in cui il dente di San Domenico potrebbe alludere al dente avvelenato del serpente.
Le prime fasi della festa si svolgono a partire dalla fine di marzo, quando, con lo scioglimento delle nevi, i serpari, seguendo le tecniche dei loro antenati, iniziano a cercare i serpenti nei boschi intorno al paese. Una volta catturati, vengono poi custoditi in attesa del giorno della festa. Ed ecco che ogni 1° maggio, già dal primo mattino, i serpari girano tra la folla invitando a prendere contatto con gli animali, al fine di vincere la paura e la repulsione, e in tanti si fanno fotografare con “collane” e “bracciali” di serpenti “incantati”.
Intanto nella chiesa avvengono altri antichi rituali propiziatori avvengono nella chiesa: si tira la campanella con i denti, si raccoglie il terriccio che potrà essere portato con sé (un tempo anche nelle campagne sorane i pellegrini di ritorno da Cocullo spargevano intorno alle case un po’ di quella terra per allontanare i serpenti, specie quelli velenosi) .Poi, a mezzogiorno, si ripete il gesto di porre le serpi intorno alla statua di San Domenico, che viene poi portata in processione lungo le vie del paese. Al termine della festa i serpenti vengono poi riportati in libertà nel loro ambiente naturale.
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