Da Wilderness Italia, a firma del Segretario generale Franco Zunino, riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa in merito al caso dell’orso marsicano investito e ucciso lungo la strada Villalago – Anversa.
“Leggiamo sui giornali di oggi di un’interrogazione parlamentare in merito alla notizia dell’ultimo (l’ennesimo!) orso morto, per fatalità (ma lungi dai luoghi dove avrebbe dovuto presto ritirarsi a svernare), sulla strada Villalago-Anversa. Un interrogazione che sa più di politica che di ambientalismo e conservazione della fauna, anche perché chi l’ha presentata è un Senatore che ai suoi tempi faceva il sindacalista e che mai si era occupato dell’orso e dei problemi della sua protezione; sebbene già allora i problemi vi fossero e fossero anche stati segnalati (perlomeno da chi scrive). Non per nulla oggi la proposta di cui leggiamo sui quotidiani sa più di sindacalismo che di ambientalismo: ovvero, di fronte all’emergenza di salvare l’Orso marsicano nel suo ambiente naturale, si propone una “banca del seme” che sa tanto di posti di lavoro per studiosi e ricercatori, mentre i pochi orsi marsicani che ancora si aggirano sui monti della Marsica hanno bisogno di cibo e di quiete, piuttosto che di studi e di ricerche o, peggio, di zoo in cui stare rinchiusi quali ultimi esemplari di una sottospecie in via di estinzione.
Ecco, quando sarà troppo tardi per preservare l’Orso alle sue montagne, potremo parlare di banca del seme: meglio orsi semidomestici chiusi in uno zoo che l’estinzione totale della popolazione. Ma oggi non è questo il problema! A meno che non lo si voglia strumentalizzare per altri fini…
Oggi siamo ancora in tempo per salvare l’orso nelle sue montagne e foreste; basta un poco di buona volontà e di senso pratico. Proprio oggi sentivo, a Pescasseroli da dove sono appena tornato, di una persona che ha vissuto tutta a vita tra le montagne del Parco per la sua professione di boscaiolo, il quale si meravigliava nel vedere come un problema tanto semplice non fosse capito dalle autorità e, peggio, dagli studiosi. Ovvero che l’orso vive ormai soprattutto fuori dal Parco perché nel Parco non trova più campi coltivati e greggi di pecore. Saggezza contadina, verrebbe da dire! Sì, difatti, proprio di un poco di saggezza contadina ci sarebbe bisogno. Altro che banca del seme, radiocollari e satelliti, escursioni “sulle tracce dell’orso” (magari in notturna!); tutte cose volte, alla fin fine, ai soliti conteggi degli orsi vivi ai quali sottrarre poi quelli segnalati morti per le più disparate cause (mai risolte o ignorate perché scomode, impopolari o perché non mirate ad obiettivi precostituiti perlopiù irraggiungibili o utopici, volti a soddisfare personalismi, questo sì, ma non a salvare l’orso e, peggio, magari a scapito della salvezza dell’orso).
Il Ministro dell’Ambiente sembra voglia occuparsi in prima persona del problema dell’Orso marsicano. Ben venga, ma sappia che piuttosto che gli studiosi e gli ambientalisti sarebbe bene che sentisse il popolo della Marsica; e non quello politicizzato, ma quello più proletario e rurale, quello più vicino al mondo dell’orso, ovvero quei pochi pastori rimasti, i boscaioli e, perché no? i cacciatori (che spesso vivono l’ambiente più e meglio di tanti ricercatori seduti davanti ai computer in attesa di analizzare i dati che gli trasmettono i satelliti!). E che i sindacalisti ed i politici continuino a fare i sindacalisti ed i politici, per favore, e lascino ai chi conosce veramente il problema, l’orso e il suo territorio, il compito di stabilire cosa fare di pratico ed immediato per almeno cercare di salvarlo”.