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SORA – SAN CESAREO VISTA DA UN TIFOSO: REMARE TUTTI DALLA STESSA PARTE!

La nona giornata di campionato ha messo di fronte al Sora il più quotato San Cesareo, squadra romana costruita con l’intento di vincere il campionato e che lo scorso anno perse il sogno della seconda divisione all’ultimo secondo dell’ultima giornata beffata dalla Sambenedettese, tra le cui fila militava l’attaccante sorano Enry Shiba.

Il Sora era chiamato a riscattare, anche psicologicamente, la sconfitta nel derby contro l’Isola Liri, in una partita sulla carta molto impegnativa, che gli ospiti sono riusciti a vincere solo grazie ad un calcio di rigore, molto dubbio, concesso dall’arbitro al 10° del secondo tempo e che, nel post gara, farà dire a un a dir poco inviperito Pecorelli un caustico: «non entro nell’aspetto arbitrale perché sennò mi faccio squalificare a vita».

A onor del vero, il verdetto del campo non rispecchia fedelmente l’andamento della gara, giocata in maniera accorta e con buone trame di gioco da parte del Sora, il cui unico grande neo sembra essere la scarsa vena realizzativa dei propri attaccanti. I tifosi aspettano con impazienza i goal di Enry Shiba: il forte attaccante albanese, ancora a secco in campionato, sembra infatti la brutta fotocopia del giocatore che lo scorso anno ha contribuito in maniera decisiva alla vittoria del campionato della Sambenedettese.

Nonostante la sconfitta, i ragazzi di Mr. Farris escono tra gli applausi di una straordinaria curva nord, che anche questa volta ha sostenuto incessantemente i propri beniamini per tutta la durata dell’incontro. Nonostante la squadra navighi nei piani bassi della classifica, la curva è già all’opera per pianificare la prossima difficile e delicata trasferta di Marino, che vedrà il Sora impegnato contro la sorprendente compagine del Santa Maria Mole. Questi ragazzi hanno ormai ampiamente dimostrato di essere di categoria superiore: non fanno mancare mai il loro incitamento alla squadra, a prescindere dalla categoria/risultato e in qualunque stadio d’Italia si giochi, loro ci sono sempre, a portare in alto il nome di questa città.

Una città che sembra essersi dimenticata della propria squadra di calcio e addormentata sotto le macerie dei fasti che furono: anche domenica le presenze allo stadio non superavano le 300 unità. Sono molti i fattori che incidono sul calo presenze negli stadi, soprattutto nelle categorie dilettantistiche: problemi societari, incertezze sul futuro, avvento delle televisioni pay per view, restrizioni/divieti, progressi tecnologici che sviliscono il significato della partecipazione/aggregazione sociale e, non ultimo, la fatiscenza delle strutture a disposizione delle società di calcio.

A tal riguardo, senza dover necessariamente prendere le difese di nessuno, è abbastanza condivisibile il pensiero dei presidenti del sodalizio volsco, quando rendono manifesto ciò che è evidente a tutti: un campo di gioco al limite della praticabilità («noi giochiamo su un campo di M….») e i lavori di adeguamento della tribuna centrale non ancora ultimati, rappresentano dei problemi di non poco conto, che meriterebbero pronta risposta da parte dell’amministrazione comunale, la quale dovrebbe lavorare fianco a fianco con chi, di tasca propria e non essendo sorano, sta cercando faticosamente di contribuire alla crescita del calcio nella città volsca. E’ evidente, infatti, che solo se si rema tutti dalla stessa parte – società, istituzioni cittadine, tifosi – si potrà gettare le basi per una vera rinascita del calcio sorano.

Un ultimo spunto di riflessione nasce a seguito di un episodio avvenuto in serata nel piazzale dello stadio, a partita ampiamente terminata. Un signore sulla cinquantina, tifosissimo del Sora ai tempi del professionismo, si avvicina ai presenti e per avere informazioni sul risultato della partita, chiede, testuali parole: «che sit fatt?» L’espressione la dice lunga sul sentimento di una fetta ancora numericamente cospicua di tifosi: è evidente che per loro il calcio sorano è morto nel 2005 e l’uso della seconda persona plurale denota un distacco, un solco che sembra ormai insanabile, con una parte della città che ha ancora negli occhi le gesta di un passato glorioso, un passato che, è bene ribadirlo, rimarrà tale fintanto che non ci renderemo conto che i suCCessi richiedono l’impegno e la partecipazione di tutti.

Ai posteri l’arDua sentenza…