Difficile, anzi quasi impossibile, commentare la partita di domenica. La notizia positiva è che il Sora vince, imponendosi per una rete a zero, contro la compagine sarda del Latte Dolce.
Tuttavia, dopo un avvio dinamico da parte del Sora, che dura 20 minuti e che lascia ben sperare rispetto alle precedenti prestazioni, la partita si trascina stancamente fino al 90’: minuti durante i quali si registrano poche occasioni da goal. Il risultato si sblocca solo al 25’ del secondo tempo, grazie ad un errato disimpegno da parte di un difensore ospite, sfruttato a dovere dal duo D’Ambrosio–Casimirri, con quest’ultimo bravo a ribadire in rete in scivolata il preciso cross dalla sinistra del compagno di squadra.
Ennesima prestazione incolore della squadra sorana, che non soddisfa i tifosi presenti al ‘Tomei’. Ciò che colpisce non è soltanto la mancanza di un’identità di gioco apprezzabile, ma soprattutto la poca determinazione (attaccamento alla maglia?) mostrata dai giocatori scesi in campo.
In occasioni come queste, il pensiero va inevitabilmente a chi, in passato, ha indossato questa maglia onorandola come se l’avesse, da sempre, cucita sulla propria pelle. Del resto, è risaputo, i cuori dei tifosi sorani si scaldano quando in campo scendono 11 leoni, pronti a lottare su ogni pallone e a vender cara la pelle.
Uno striscione esposto dai tifosi del Napoli in occasione dell’ultima partita di Champions League così recitava: «Più della provenienza conta il senso d’appartenenza incoroniamo Hamsik figlio di questa città». E’ esattamente questo che conta per i tifosi sorani, il senso di appartenenza, incarnare lo spirito della soranità, al di là della provenienza geografica dei singoli calciatori, ed è per questo che la vittoria non convince e non serve a placare gli animi dei tifosi che, a fine gara, chiedono ed ottengono un confronto sotto la Curva Nord con calciatori, mister e vertici societari.
Le richieste sono chiare:
– Maggior impegno e ardore agonistico da parte di chi scende in campo.
– Che la squadra torni ad indossare la storica casacca bianco/nera e non più improbabili maglie dei più svariati colori.
Il confronto è duro, ma estremamente pacato. Già dalla prossima difficile trasferta di Olbia ci si aspetta un’inversione di rotta, perché è più accettabile una sconfitta dopo aver visto i giocatori dare l’anima in campo piuttosto che una vittoria frutto di una prestazione anonima e scialba!
I TIFOSI DEL SORA VOGLIONO GENTE CHE LOTTA!!!