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FEMMINICIDIO, INTERVISTA A ‘COLLETTIVOCINQUE’

Soraweb pubblica l’intervista realizzata ai componenti di “Collettivocinque”, in relazione alla manifestazione in programma il prossimo 22 settembre presso la Villa comunale di Frosinone, dal titolo “L’Arte contro il femminicidio”.

I membri di “Collettivocinque”, Antonio Ridolfi, Bruno Maccotta ed Elena Valeri, dopo la campagna fotografica di denuncia sociale di due anni fa, ripartono, dunque, con questo nuovo progetto. con questo nuovo progetto.

Allora, si riparte. Come e perché?

Si, ripartiamo con questo bellissimo progetto di riflessione sociale sul tema del femminicido, in collaborazione con la rete “La Fenice” della Dott.ssa Giuseppina Bonaviri, e questa volta non saremo soli, ma con una folta schiera di artisti vari: pittori, scultori, scrittori, sceneggiatori, musicisti, attori, fotografi e soprattutto molte realtà sociali del territorio e fuori provincia, che hanno condiviso e sostengono questo nostro progetto.

Il perché crediamo che sia ormai chiaro a tutti: si parla di femminicidio, vengono approvate nuove leggi, ma poi questa “catena” non si riesce a spezzare. Certo, non abbiamo la presunzione che dopo la manifestazione del 22 settembre qualcosa cambi, ma cerchiamo di informare, prevenire e mantenere alta l’attenzione dei cittadini verso questa tematica.

Come nasce questo progetto?

Veramente è stato un po’ un caso: avendo fatto la scorsa campagna fotografica “Scacco al Re”, siamo stati contattati da un’amica pittrice che aveva visto i nostri lavori, dicendoci che la rete “La Fenice” diretta da Giuseppina (ndr Bonaviri) aveva in mente di realizzare un progetto in tema. Pertanto, interessati, siamo andati alla prima riunione per comprendere meglio gli aspetti del progetto. Ed eccoci qua, pienamente coinvolti in questa nuova avventura.

Con la rete la “Fenice” ci siamo ritrovati subito negli intenti, abbiamo pertanto in quella sede, progettato un percorso, delle strategie operative e di comunicazione sociale che portassero a degli obiettivi che ci siamo posti per il futuro e che non si limitino solo alla manifestazione di domenica 22 settembre, ma guardino ad una evoluzione con funzioni educativo-sociali.

 A che punto sono i preparativi?

Siamo stanchi ma soddisfatti ed il peggio ancora dovrà venire… ci attende la prossima settimana di “fuoco”, contatti, telefonate, incontri, riunioni prima di domenica 22.

Soddisfatti perché insieme alla rete “La Fenice” abbiamo raggiunto e superato questo primo obiettivo, andando oltre ogni nostra previsione visto il numero di adesioni di artisti, di Associazioni, di Enti e delle Istituzioni.

Siamo comunque a buon punto: per quel giorno abbiamo avuto dal Comune di Frosinone l’intera area della Villa Comunale, per permettere a tutti gli artisti di esporre ed alle associazioni di allestire i propri stand informativi. Noi, come gruppo “Collettivocinque” e rete “La Fenice”, il nostro lavoro l’abbiamo fatto, ci aspettiamo solo la sensibilità delle donne, delle madri, delle ragazze, dei giovani e delle Istituzioni a voler partecipare per dire tuti insieme “Stop al Femminicidio”

 Da dove nasce il termine femminicidio?

Intanto, storicamente è importante comprendere da dove parte e perché questo termine, che sembra essere abusato, in reltà non lo è.

Questo neologismo è salito alla ribalta delle cronache internazionali grazie al film Bordertown, in cui si racconta dei fatti di Ciudad Juarez, città al confine tra Messico e Stati Uniti, dove dal 1992 più di 4.500 giovani donne sono scomparse e più di 650 stuprate, torturate e poi uccise ed abbandonate ai margini del deserto. Il tutto, nel disinteresse delle Istituzioni, con complicità tra politica e forze dell’ordine corrotte e criminalità organizzata, ed attraverso la possibilità di insabbiamento delle indagini. Fino a quando, e qui inizia la storia sconosciuta ai più, le donne messicane, attiviste, femministe, accademiche, giornaliste, grazie alla loro attività di denuncia della responsabilità istituzionale per il perdurare di questi crimini, per tutte le violazioni dei diritti umani delle donne che continuavano a restare impuniti, sono riuscite a far eleggere Marcela Lagarde parlamentare, che ha fatto costituire e presieduto una Commissione Speciale parlamentare sul femminicidio, che, per un arco temporale di dieci anni, ha rielaborato le informazioni reperite presso varie istituzioni, verificando che l’85% dei femminicidi messicani avvenne in casa per mano di parenti, e non riguardava soltanto le donne indigene ma anche studentesse, impiegate, donne di media borghesia.