«Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi». Le parole proclamate da Gesù nel cenacolo come “testamento spirituale” (Gv13–17), sono state l’incipit dell’omelia all’ordinazione sacerdotale di don Andrea Pantone. Proprio giovedì 24 settembre alle ore 19.30, la cattedrale Santa Maria Assunta in Sora, elevava al rango di presbitero un suo figlio, per imposizione delle mani del vescovo Gerardo Antonazzo. Tenendo presente le norme sanitarie vigenti, la cattedrale ha accolto molti fedeli e sacerdoti diocesani, in preghiera e gioia verso questo giovane ricco di freschezza e spirito di servizio.
Tanta la commozione per questo momento di grazia per la Chiesa diocesana, in un contesto insolito fatto di distanze tra i fedeli, di azioni rituali scandite dall’uso del disinfettante, di mascherine che coprivano volti in cui la forza travolgente del vissuto traspariva dal luccichio degli occhi. Una commozione silenziosa che poi è esplosa in un fragoroso applauso quando don Andrea, al termine del rito di ordinazione e con indosso le sacre vesti del suo ministero sacerdotale, si è presentato all’assemblea.
«Caro Andrea – ha affermato il Vescovo nell’omelia – nel Cenacolo della tua personale amicizia con il Signore rivivi il “faccia a faccia” tra Gesù e il discepolo. Il Signore ti invita a questo rapporto confidenziale con Lui, per imparare a stare alla sua presenza nell’intimità del “faccia a faccia”. Tre sono le caratteristiche di questo rapporto amicale. Anzitutto l’estrema dedizione: “Nessuno ha un amore più grande questo: dare la vita per i suoi amici” (Gv 15,13). In secondo luogo la confidente familiarità: “Tutto quello che ho udito dal Padre mio ve l’ho fatto conoscere” (Gv 15,15). Infine la predilezione, la scelta gratuita: “Non voi avete eletto me, ma io ho eletto voi” (Gv 15,16). … Alla sua predilezione corrisponderà la tua amicizia umile e riconoscente: assaporerai tale affetto di predilezione continuamente nella bellezza della preghiera liturgica e nell’ascolto delle invocazioni dei tuoi fratelli; nel silenzio della meditazione personale e nella frenesia dei crocevia umani; nel silenzio fine del vento leggero dello Spirito, e nella tempesta delle difficoltà; nel deserto fiorito della tua solitudine orante, e nel terreno arido dei cuori spezzati; nelle gioie condivise e nella fatica di consolare ogni genere di sofferenza. L’incontro con il Signore ti illumina e ti scava dentro; se l’intimità con Lui ti concede di conoscere e di pronunciare il suo nome “Io sono Colui che sono”, è per dare nome e volto anche alle tue miserie e fragilità, svelando la profondità del tuo essere e l’estensione della sua misericordia. La vera fiducia del tuo ministero è nel conservare memoria viva, quotidiana, delle parole di Gesù: Io ho eletto voi. Ogni amicizia vera è sempre caratterizzata da gratuità e libertà».
Al termine della celebrazione, il ringraziamento accorato di don Andrea, che con il cuore ricolmo di gioia, la voce ferma che ha rapito letteralmente l’intera cattedrale. «Questo giorno che si conclude come tutti gli altri giorni, ha una gioia piena, infinita», ha esordito il giovane neo sacerdote. Una gioia piena nelle sue parole manifestata nel ringraziare il Signore per questo momento di festa, vivendo appieno nella costruzione della realtà umana nel ringraziamento divino per questa consacrazione, invocando al tempo stesso la presenza di Dio nei suoi giorni futuri, anche quando si potranno verificare dei momenti in cui questa forza e determinazione possano venir meno, per riprendere con sicurezza il suo cammino di servizio a Dio e ai fratelli. Infine, il suo grazie alla famiglia, al Vescovo ai sacerdoti che lo hanno accompagnato nel suo cammino vocazionale e a tutti quelli presenti alla celebrazione.
Alessandro Rea