Competitività: un’apposita classifica stilata dalla Commissione europea relega la Regione Lazio al posto tra tutte le regioni europee, che sono in totale 262. La classifica è stata stilata tenendo conto di diversi fattori: istituzioni, stabilità macroeconomica, infrastrutture, sanità e istruzione di base. Nessuna delle regioni italiane è stata promossa a pieni voti in almeno uno di questi capitoli.
Anche la Lombardia, cuore produttivo del nostro Paese e fino a tre anni fa tra le prime cento, si trova ora al 128° posto, ormai fuori dalla cosiddetta «banana blu», la fascia territoriale che racchiudeva (da Londra alla Lombardia, passando per Olanda, Belgio e Baviera) le regioni più dinamiche.
In testa alla Top 5 c’è Utrech, in Olanda, seguita dall’area di Londra, dal Berkshire – Buckinghamshire – Oxfordshire (Gran Bretagna), da Stoccolma, e dal Surrey (ancora in Gran Bretagna).
Sono le regioni del Mezzogiorno d’Italia ad occupare le ultime posizioni della classifica. La Sicilia è al 235° posto. La Calabria al 233°, subito dietro alla Puglia e poco distante dalla Basilicata (227). Sardegna (222), Campania (217) e Molise (201), hanno ottenuto risultati paragonabili a quelli raggiunti dalle zone più depresse dell’Est europeo.
La Regione Lazio, come detto, è al 143° posto (mentre il vicino Abruzzo al 187°) sebbene ci siano, al suo interno, evidenti squilibri nella distribuzione dei servizi tra le varie province di cui si compone, rispetto all’area metropolitana di Roma.
La mancata competitività impedisce all’Italia di uscire dalla crisi. Il nostro Paese si trova solo al 18° posto, dietro Cipro e Portogallo. Nella precedente valutazione, risalente al 2010, l’Italia era al 16° posto.
Commentando questi dati, il ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, ha indicato come fattore essenziale della ripresa la «la stabilità politica. Inoltre – ha detto – bisogna mettere le nostre imprese nelle stesse condizioni di quelle europee: quindi, agire su energia, costo del denaro e burocrazia».