Nel giorno in cui si celebra la memoria di San Giuseppe, la Chiesa diocesana ha gioito per l’Ordinazione diaconale di Iosif Mihai (ovvero Giuseppe) e il conferimento dell’Accolitato a Luca Consales, con l’imposizione delle mani da parte del vescovo Gerardo Antonazzo. Iosif, 31 anni, prosegue dunque la sua strada verso il Sacerdozio, mentre Luca, sposato e padre di cinque figli, concretizza il suo servizio alla Chiesa con un Sì più deciso e solenne.
Gremita la Cattedrale di Sora, dove si è svolta la cerimonia martedì scorso, alle 18, animata dai cori parrocchiali di Grancia e Pero dei Santi, concelebrata dai vicari e da molti sacerdoti diocesani.
Nell’omelia il Vescovo, ha sottolineato come «la liturgia di san Giuseppe, sposo–padre–custode, illumina in modo singolare il rito di ordinazione diaconale di Giuseppe e il conferimento del ministero dell’accolitato a Luca. La sua testimonianza è particolarmente silenziosa, perciò ancor più eloquente per la vita della Chiesa e di ogni credente. Nel silenzio cresce la fede e la libertà del cuore; il silenzio è il crogiuolo purificatore del cuore, posto di fronte al mistero di Dio–Santo”. La vicenda personale di san Giuseppe è una trama vocazionale. Proprio come nella vicenda di Abramo, il quale “per fede, chiamato da Dio, obbedì, partendo…” (Ebr 11,8). Ogni vocazione è una intensa esperienza di fede che invita a cambiare abitudini, programmi, speranze umane, se necessario anche luoghi, per accogliere nuove condizioni ed esperienze esistenziali. Rispondere è obbedire, e l’obbedienza è il frutto dell’ascolto: Dio chiama Abramo a uscire da paure e resistenze, e progettare con Lui il proprio futuro. La vocazione è perciò un’esperienza esodale di alto profilo e di alta qualità interiore. Abramo è invitato ad uscire da se stesso, ad andare oltre se stesso, ad abbandonare la sicurezza della casa paterna e ad osare il passo nella direzione dei sogni di Dio, verso “il paese che ti farò vedere” (Gen 12,1).
Quanto difficile è l’uscita da se stessi per lasciare che la vita diventi un sogno. Abramo, come anche san Giuseppe, ci dicono che non sono i nostri sogni a fare della vita un sogno, ma ciò che Dio sogna per noi! Il primo a sognare è Dio. Giuseppe è chiamato nella notte, durante il sonno; è chiamato a sposare i sogni di Dio. Nelle notte, nulla è chiaro! “Giuseppe è l’uomo che sa destarsi e alzarsi nella notte, senza scoraggiarsi sotto il peso delle difficoltà. Sa camminare al buio di certi momenti in cui non comprende fino in fondo, forte di una chiamata che lo pone davanti al mistero, dal quale accetta di lasciarsi coinvolgere e al quale si consegna senza riserve” (Papa Francesco, 1 maggio 2018). Non possiamo rischiare che i sogni di Dio e i nostri sogni si abbraccino solo in apparenza, mentre nella realtà viaggiano in parallelo, per non incontrarsi mai. Di una cosa devi essere certo, Giuseppe: i sogni di Dio non andranno mai contro i nostri desideri più autentici. A san Giuseppe, Dio non dice di essersi innamorato della donna sbagliata, né che fosse sbagliato il suo desiderio di perfezionare il matrimonio già avviato con Maria. Le parole dell’angelo spiegano che i desideri del Signore riguardano qualcosa di più grande ancora di quanto Giuseppe stesso potesse immaginare».
A Luca Consales, il Vescovo ha rivolto queste parole: «Il ministero dell’Accolitato che ti viene affidato, abbraccia e incarna i piani di Dio, non i nostri sterili narcisismi e ostentazioni. Credere è generare, credere è avere coraggio. Anche tu hai il diritto di chiedere, come san Giuseppe, come Maria: “Come è possibile?”. Dio sceglie per la sua opera le persone e i momenti: le sue scelte sono fondamentalmente sempre “giuste”, e non andranno certo deluse dai nostri singoli fallimenti, legati al rischio della libertà umana che Dio sempre rispetta. San Giuseppe ha il coraggio di assumersi le sue responsabilità nel custodire i beni che Dio gli affida.
Anche tu, caro Luca, con il ministero dell’Accolitato che oggi ti viene conferito, diventi custode dei tesori di Dio: la Parola e l’Eucarestia. Sono tesori inestimabili destinati ai tuoi fratelli e sorelle, in un servizio generoso e gratuito».
Alessandro Rea