Il culto di San Ciro è molto radicato nella città di Sora, come ogni 31 gennaio è un giorno speciale per le persone della zona delle Trecce di Sora.
Oggi è la festa del Santo Martire Ciro.
S. Ciro che allevia le pene dei sofferenti donandogli speranza, medico che senza compenso curava i corpi e le anime, che ogni anno illumina queste strade e ricarica di energia positiva la vita dei sui fedeli.
“Secondo una “passio” del VII secolo, del patriarca di Gerusalemme San Sofronio, Ciro nacque da famiglia cristiana intorno all’anno 250 ad Alessandria d’Egitto, e studiò medicina nella sua città. Divenuto medico in quella scuola, Ciro aprì nel rione Doryzim un ambulatorio con laboratorio.
Sofronio racconta che Ciro era un medico valente ed eccelse in maniera particolare per la santità della vita, umile e dedita alla carità. Somministrava cure gratuite ai poveri e indigenti, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “anàrgiro” (dal greco anargyros, senza denaro), e incitava i malati a trovare conforto nella fede e nella preghiera. Ridonava la salute tanto ai corpi quanto alle anime e convertì molti pagani al cristianesimo.
Nel 299 i medici alessandrini, accusati di magia e stregoneria, divennero bersaglio di una violenta sommossa popolare e, poiché gravava su di essi il sospetto di cospirare contro l’impero, l’imperatore Diocleziano decise di perseguitare chiunque svolgesse attività “curative” senza autorizzazione, senza distinguere tra medici e maghi. Le autorità imperiali non risparmiarono neppure i trattati di scienza medica contenuti in migliaia di rotoli di pergamene, che vennero incendiati e distrutti. Sofronio riporta anche il nome del prefetto di Alessandria a quel tempo, Siriano, che in ottemperanza ai dettami dell’imperatore, perseguitò tutti i medici dell’Egitto, e venuto a conoscenza delle azioni del Santo, comandò che fosse subito arrestato. Ciro venne quindi perseguitato in un primo momento, non tanto come cristiano, ma come medico.
Per evitare la persecuzione San Ciro decise di ritirarsi nel deserto in Arabia Petrea, presso la piccola oasi di Ceutzo. Egli si appartò dal mondo e si dedicò ad una vita anacoretica di preghiera e penitenza, cambiando anche il suo modo di essere medico. Smise di esercitare la professione ma non rinunciò ad aiutare il prossimo, non servendosi più di erbe e medicinali, ma affidandosi alla preghiera e all’insegnamento delle persone che lo raggiungevano.
Essi furono scoperti e accusati di insinuare alle donne arrestate il disprezzo per gli dei e il loro culto. Vennero portati presso il prefetto Siriano, il quale comandò che venissero torturati se non avessero ritrattato la fede cattolica. Così, alla presenza delle donne e con lo scopo di intimorirle, essi vennero condannati alla morte più atroce. Ma le donne alessandrine, confortate dal loro esempio, rifiutarono di rinunciare alla propria fede e vennero spietatamente trucidate. Subito dopo Ciro e Giovanni, con la decapitazione, subirono l’eroico martirio: era il 31 gennaio del 303.”