Schiacciato da un albero mentre tagliava legna in un bosco.
A cinque anni di distanza da quel tragico evento accaduto ad Arpino, il padre di Danilo Salvatore pretende che venga fatta chiarezza sulla morte del figlio di 35 anni. Attraverso il suo legale Massimiliano Contucci chiede la riapertura del caso ipotizzando l’omicidio colposo. E una consulenza tecnica di parte potrebbe riscrivere le cause di una morte che non ha convinto mai la famiglia. Fin dalle prime ore, in quel maledetto 15 marzo 2016, il papà Elio non si è mai dato pace ritenendo poco plausibile la ricostruzione dell’accaduto che venne fatta dagli inquirenti sulla scorta delle dichiarazioni rese dalle due persone che erano con la vittima. E che tuttavia ha permesso l’archiviazione del procedimento penale a carico di ignoti lo scorso luglio 2016 poiché – come si legge nelle motivazioni – la morte è “riconducibile ad un evento accidentale non attribuibile alle responsabilità di soggetti terzi “.
Papà Elio l’anno seguente scrisse alla Procura della Repubblica di Cassino una lettera per chiedere giustizia. In questa nota il padre avanza anche alcune ipotesi su come possano essersi svolti i fatti: “Lacerato dal dolore non ho ancora avuto modo di capire come si sono svolti effettivamente i fatti. Sono stato per ben due volte sul posto, dove ho potuto verificare con esattezza il luogo dove giaceva il corpo subito dopo l’evento mortale. Si trovava a circa 10 metri dal tronco dell’albero che lo avrebbe schiacciato”.
A questo si aggiunge che quando venne restituita la salma i familiari notarono un taglio profondo sotto il mento. “Ritengo improbabile che il ragazzo sia finito sotto il medesimo albero che stava tagliando e ciò per diversi motivi: intanto era molto esperto e conosceva il mestiere per cui non credo che possa aver commesso un errore così grossolano, poi perché non avrebbe avuto senso per lui correre nella stessa direzione del tronco in caduta ed infine perché la distanza tra i ceppi ed il corpo rende inverosimile che possa aver percorso quello spazio nel breve tempo di caduta dell’albero, tra l’altro con la moto sega in mano”.
Nei pressi del corpo c’era un altro albero appena abbattuto con un tronco già in fase di smilzatura e non si può escludere che il ragazzo stesse tagliando quel tronco a terra prima di essere investito dalla quercia in caduta. Per il padre questo spiegherebbe anche il taglio sotto il mento. “Queste le perplessità di un padre che in quel ragazzo trovava l’unica ragione di vita. Ciò che chiedo è solo di sapere come si sono svolti i fatti e se ci sono responsabilità ascrivibili a terzi”. Segue la perizia tecnica dal dott. Luca Cistrone: “Ipotizzando che Salvatore stesse operando l’abbattimento della quercia e che durante tale operazione si siano verificati dei gravi imprevisti, egli stesso avrebbe dovuto allontanarsi in direzione opposta a quella di caduta del fusto e soprattutto senza portare con sé la moto sega. Invece il corpo esanime è stato rinvenuto lungo la direzione di caduta del fusto che lo ha presumibilmente schiacciato”.
Ed ancora: “Risulta incomprensibile il comportamento di un operatore ritenuto molto esperto che in una situazione di grave pericolo fugge proprio nella direzione di caduta del tronco”. Un altro aspetto importante riguarda la presenza nei pressi del cadavere di un fusto a terra ed in fase di depezzatura che lascia ipotizzare una “dinamica differente da quella rappresentata”. Per tutti questi motivi il legale Massimiliano Contucci ha chiesto la riapertura del caso.
Ro. Pu.