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2 GIUGNO, I DOCENTI DI DIRITTI UMANI: “RENDERE OMAGGIO A CHI SI E’ SACRIFICATO PER L’ITALIA”

Riceviamo e pubblichiamo dal Prof. Romano Pesavento, presidente del Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani.

Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della Disciplina dei Diritti Umani, in occasione del settantesimo anniversario della Festa della Repubblica italiana (02 giugno), istituita per ricordare il referendum con cui gli italiani (12.718.641 voti contro 10.718.502) scelsero di archiviare il periodo buio del fascismo, consolidatosi anche grazie alla posizione tenuta dal re, Vittorio Emanuele III di Savoia, il quale trascurò i moniti del Presidente del Consiglio dei ministri in carica, Luigi Facta, con cui gli chiedeva di firmare il decreto attestante lo stato d’assedio e deliberò, invece, di attribuire l’incarico di Presidente del Consiglio a Mussolini, che allora disponeva soltanto di 35 deputati, invita le scuole di ogni ordine e grado a focalizzare l’azione didattica proprio sui personaggi che hanno edificato un’Italia nuova, grazie al loro sacrificio e al loro contributo; soprattutto i membri della Commissione per la Costituzione, nota come Commissione dei 75.

Tra i politici in questione, meritano una menzione speciale alcune figure determinanti per la storia del nostro Paese: Errico De Nicola, Alcide De Gasperi (capo del governo), Giorgio La Pira, Aldo Moro, Giuseppe Dossetti, Umberto Terracini, Antonio Giolitti, Giuseppe Di Vittorio, Palmiro Togliatti, Nilde Iotti, Piero Calamandrei, Luigi Einaudi, Teresa Noce.

Inoltre, attraverso la conoscenza, l’analisi e la riproduzione dei simboli della Repubblica (il Tricolore, l’Inno nazionale, l’Emblema, lo Stendardo e il Vittoriano) si suggerisce di veicolare i caratteri distintivi della nostra identità nazionale.

Riconoscere l’importanza delle proprie origini è fondamentale, soprattutto in una “società liquida” (Zygmunt Bauman) come quella attuale, in cui si rischia seriamente di veder scomparire ogni forma di pulsione etica, finalizzata alla costruzione di un futuro “sostenibile”, andando così  incontro a una società fluttuante, immersa in un eterno presente infruttuoso, perché immemore del passato e derubato del domani.

La nascita della Repubblica è stata contrassegnata dal desiderio di partecipazione democratica alla vita politica del Paese di tanti italiani, condizione essenziale per le trasformazioni sociali e culturali; proprio a tal fine la scuola deve promuovere l’importanza, tra le giovani generazioni, del diritto di voto, dell’esercizio di una cittadinanza responsabile e della passione civile.

“E tuttavia non c’è dubbio che in una democrazia, se si vuole che la democrazia prima si faccia e poi si mantenga e si perfezioni, si può dire che la Scuola a lungo andare è più importante del Parlamento e della Magistratura e della Corte costituzionale.” (Piero Calamandrei)